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domenica 10 giugno 2012

DIARIO EUROPEO: RUSSIA PODEROSA, MISTERO OLANDA. E L'ITALIA...

                                      Khron - Dehli batte Stekelenburg, Olanda kappaò

Prime due giornate di Euro 2012, e prime riflessioni sparse, nell'attesa che si alzi finalmente il velo sull'inquietante "enigma Italia". 
OLANDA AL 30 PER CENTO - Due delle tre "lepri" di cui avevo parlato nel post di presentazione del torneo (la terza, la Spagna, la testeremo noi tra poche ore) hanno già fatto il loro esordio, con esiti diametralmente opposti. Capita spesso che una delle favorite della vigilia stecchi la prima del torneo: nel 2004 toccò al Portogallo padrone di casa, quattro anni fa all'Italia, travolta proprio da quell'Olanda che ieri ha incassato un ko del tutto inatteso contro una "Danish Dynamite" in verità, diciamocelo, piuttosto annacquata. Contraddittoria, più che preoccupante, la prestazione di Sneijder e compagni. I vicecampioni del mondo hanno giocato ai loro livelli autentici solo nei primi otto minuti della ripresa: otto minuti durante i quali hanno costruito cinque palle gol (due con Van Persie, una ciascuna per Heitinga, Van Bommel e Afellay): una media stratosferica. Nel corso della prima frazione, disputata invece "al passo", in maniera fin troppo compassata, e con una manovra che spesso faticava a dispiegarsi in tutta la sua efficacia, gli Oranje hanno comunque avuto altrettante opportunità di andare al tiro in maniera pericolosa, cogliendo pure un palo con Robben. Al conto totale, aggiungiamo un dubbio mani in area di un difensore danese e un'altra occasionissima, nel finale, per Huntelaar. 
Cosa voglio dire? Che il team di Van Marwijk ha confermato, pur nella circostanza negativa, di possedere un potenziale offensivo devastante, se così tanto è riuscito a creare pur giocando, sì e no, al 30 per cento delle proprie possibilità. E il punto è proprio questo: i tulipani sono lontanissimi dal loro pieno regime: con un minimo di continuità in più nella produzione di gioco, avrebbero fatto a fettine una Danimarca dignitosa ma, sostanzialmente, tutta difesa e contropiede, asciutta nelle trame e ordinata nel primo tempo, sovente in affanno nella ripresa. Ci sono problemi atletici, forse, e di tenuta difensiva: pur relativamente sollecitata dai biancorossi, la retroguardia ha avuto pause e cali di concentrazione preoccupanti. Fatto sta che l'Olanda ha cominciato la sua avventura perdendo proprio la gara ritenuta più abbordabile, e mercoledì dovrà vedersela con un'altra delle favoritissime, quella Germania che invece non ha fallito la prova coi portoghesi. 
GERMANIA, PREMIO ECCESSIVO - Partita, quella fra tedeschi e lusitani, "a strappi", che ha alternato momenti di estrema vivacità e di aspra battaglia ad altri di prudente tatticismo. Chiaro che le due compagini non siano ancora al massimo: la Germania, comunque sempre aggressiva, si è sovente smarrita sulla trequarti, non riuscendo a dare profondità al suo gioco, con Ozil troppo intermittente, come il più tipico dei fuoriclasse lunatici e accidiosi, e Tommy Muller raramente nel vivo dell'azione d'attacco; il Portogallo, contrariamente alle attese, è parso più efficace in avanti, tanto che, come per gli olandesi, il risultato di parità sarebbe stato senz'altro meritato: la traversa di Pepe a fine primo tempo, e le occasioni create da Cristiano Ronaldo (due volte) e Varela nella ripresa, testimoniano di una presenza sostanziosa in area avversaria. Continua a risultarmi incomprensibile, alla luce di questo match d'esordio, la fiducia che il CT Paulo Bento concede a Veloso, del tutto deficitario quanto a dinamismo e fosforo esattamente come nella quasi totalità delle due tristi stagioni genoane. 
RUSSIA ESPLOSIVA - Forse troppo sottovalutata è stata l'apertura di torneo della Russia; certo, non è il caso di attribuire eccessiva  importanza, in prospettiva, al primo match di una competizione così lunga e impegnativa, ma il team di Advoocat ha destato in me enorme impressione: squadra compatta, solida, equilibrata, dalla manovra scarna ed essenziale, capace di verticalizzare senza esitazioni e, ciò che più conta, di farlo ripetutamente, senza tuttavia rinunciare a qualche ricamo di pregio. Arshavin è parso meno "stella" e più gregario, comunque utilissimo alla squadra. E la Repubblica Ceca non era un test di secondo livello, anzi, inizialmente, proprio Baros e compagni hanno menato le danze, peccando però di velleitarismo in fase conclusiva. Insomma, lo 0-3 di Zurigo non era stato solo frutto della giornata nerissima degli azzurri: questa è una Russia produttiva e di talento.
E SE L'ITALIA... - A proposito di azzurri: è giunto il loro momento. Diciamoci la verità: la vigilia non induce ad ottimismi eccessivi. Di buono c'è che, nella settimana polacca, le polemiche di Coverciano si sono sopite, ed era quanto auspicavamo nel precedente post. Si è parlato finalmente di tattica e di uomini, non più di perquisizioni e avvisi di garanzia. Proprio la tattica ha rappresentato però un tasto dolente: accantonare, come pare debba avvenire, il modulo difensivo a quattro che tante soddisfazioni ha dato nel biennio, per sposare in extremis la linea a tre di marca juventina, non mi pare una gran trovata. Secondo me, il fiasco russo è stato più un problema di uomini (a corto di preparazione atletica e svuotati mentalmente) che di schemi. Anche il De Rossi arretrato suscita più di una perplessità. 
Le garanzie dovrebbero esser date da una naturale crescita generale di tono, rispetto alla traumatica trasferta svizzera, e dal fatto che contro le grandi, contro chi viene considerato più forte di loro, i nostri di solito gettano sempre il cuore oltre l'ostacolo. L'amichevole di Bari dell'agosto scorso (che, tra parentesi, fu oggetto del mio primo post su questo blog...) non è metro di paragone del tutto inattendibile, come in molti oggi la dipingono: non era una Spagna in vacanza, ma per mezz'ora buona, nella ripresa, ci mise in seria difficoltà, e dunque il nostro successo, maturato principalmente sulle ali di un primo tempo di grandissimo spessore, va ancora adesso considerato come autentico e di sostanza. Certo, la fase finale di un Europeo è tutt'altra cosa, eppure sappiamo che questa Italia ha i mezzi, in quanto a classe e a filosofia di gioco, per imbrigliare i campioni euromondiali e uscire indenne da questo battesimo del fuoco. 
L'AEREO DI D'AMICO - Infine, una curiosità: l'ex calciatore di Lazio e Torino Vincenzo D'Amico, oggi seconda voce delle telecronache Rai, ieri ha perso l'aereo e non è potuto giungere in tempo a Leopoli per coadiuvare Gianni Bezzi nel commento di Olanda - Danimarca. E' dunque andata in onda una cronaca ad una voce che, pur senza far gridare al miracolo, è risultata pulita, limpida, lineare, senza fronzoli. Ma intanto la tv di Stato continua a dilapidare soldi per stipendiare ex campioni (o ex mediocri calciatori) i cui "commenti tecnici" risultano essere quasi sempre la fiera di vuote banalità, oltretutto spesso declinate in un italiano improbabile. Poiché credo che la lezione di ieri non servirà all'ente televisivo di Stato, non possiamo che augurarci altri piccoli inconvenienti come questo: ad esempio, il prossimo a perdere l'aereo non potrebbe essere Collovati? 

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