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giovedì 14 febbraio 2013

SANREMO 2013: FINITI I PRELIMINARI, STASERA INIZIA IL VERO FESTIVAL. CON ELIO CHE SPICCA IL VOLO...

                                   Annalisa: buon esordio sanremese, pur senza squilli

Su, allegri, che stasera comincia il Festival di Sanremo. Non avevo compreso fino in fondo il progetto della direzione artistica, e me ne scuso: con uno slancio di rimarchevole altruismo e democrazia, Fazio e la sua band hanno voluto rendere il pubblico, per la prima volta nella storia, partecipe della scelta delle canzoni in gara, e non solo della designazione dei vincitori assoluti. Le prime due serate sono state come un preliminare di Champions League, o se vogliamo la fase conclusiva del lavoro di preselezione: il concorso canoro vero e proprio è, nei fatti, solo quello che prenderà il via tra poche ore, riservato alle quattordici canzoni più votate. Del resto, per averne conferma basta dare un'occhiata alla tracklist della tradizionale compilation festivaliera: che, come pochissime volte è accaduto in passato, uscirà quasi una settimana dopo la conclusione della kermesse, e conterrà, per i Big, solo i brani destinati a giungere fino alla finale di sabato (anzi, nemmeno tutti: mancherà quello dei Modà). 
DOPPIO BRANO: PRO E CONTRO - Ecco perché, dunque, solo da stasera si comincia a fare sul serio. La novità delle due canzoni per ogni concorrente è stata, così, solo una mano tesa ai cantanti e alle loro case discografiche: una vetrina televisiva più corposa del solito, raddoppiata rispetto alla tradizione sanremese, di questi tempi è grasso che cola, e la possibilità di presentare più "estratti" della propria produzione invoglia a mettersi in gioco anche artisti solitamente allergici alla rassegna rivierasca. Sul piano spettacolare, però, l'esito dell'iniziativa è risultato invero assai modesto: sia a livello di suspence, alla luce del televoto - lampo, sia come appeal televisivo: la prolungata permanenza sul palco di ciascun interprete per l'esecuzione di due pezzi, format estraneo alla liturgia di Sanremo, fa in più di un'occasione scemare l'attenzione da parte di chi guarda e ascolta. C'è poco da fare: l'Ariston è palcoscenico da "one shot", una canzone e via: i mini - show, le performance prolungate, già sperimentate nel passato con altre modalità (per la precisione da Vittorio Salvetti nel 1977 e da Pippo Baudo nel 2003) sono risultate sempre difficili da digerire, e  hanno avuto vita breve. 
Poco male, comunque. Si riparte come ai vecchi tempi, tutti in pista con una sola proposta, e ciò consentirà finalmente di formarsi un'idea più precisa dei pezzi in gara, difficili da valutare nell'andamento lento, diluito e dispersivo delle prime due sere. La seconda puntata di Sanremo 2013 è stata comunque di buona resa spettacolare: uno show dai ritmi non elevatissimi, forse un po' datato ma comunque gradevole, e impreziosito da protagonisti complessivamente più "attraenti" rispetto a quelli del martedì. Il riferimento è soprattutto ai Big, con la discesa in campo (o salita? Boh...) dei grossi calibri rimasti rigorosamente dietro le quinte ventiquattr'ore prima. 
GLI ELII SBANCANO - In pista tutti o quasi i favoriti della vigilia, con Elio e le Storie tese che hanno fatto saltare il banco: non male "Dannati forever", ma quel piccolo capolavoro di genialità ed elaborazione musicale che è "La canzone mononota" potrebbe fare molta strada, addirittura fino al podio. I Modà questa volta non hanno rischiato, presentando due brani perfettamente in linea con la tradizione melodica sanremese, in particolare con una "Se si potesse non morire", risultata poi vincente, che pare costruita apposta per esaltare le doti vocali di Silvestre. Malika Ayane manda avanti quello che, di primo acchito, sembra il pezzo più banale e meno incisivo dei due: "E se poi" non vale l'intensa "Niente", in cui si avverte nitida l'impronta dei Negramaro. Anche Annalisa Scarrone prosegue la corsa con "Scintille", una ballata - marcetta swingante che senza dubbio mette in rilievo la sua vocalità poliedrica, ma è rimasta al palo "Non so ballare", che ha uno dei refrain più immediati di tutta la non facile proposta sanremese di quest'anno. 
GAZZE', CRISTICCHI E ALMAMEGRETTA OK - Si è rivisto il miglior Gazzè, sempre ispirato nella scrittura e sostenuto da rinforzi elettronici pop rock che hanno reso più penetrante soprattutto il pezzo bocciato, "I tuoi maledettissimi impegni".  Ottimo ritorno degli Almamegretta, il cui graffiante reggae "Mamma non lo sa" ha meritato il passaggio del turno. Cristicchi ha optato per due composizioni minimaliste  sul piano musicale ma, al solito, dai testi non banali: rispetto a "Mi manchi", originale rincorsa di improbabili similitudini sul tema della lontananza in amore,  meglio comunque "La prima volta (che sono morto)", l'argomento più drammatico che ci sia affrontato con una chiave di lettura ironica e scanzonata.

                                           Il Cile: vittima illustre tra i giovani
           
IL CILE E LE CANTONATE SANREMESI - Sul versante Giovani, la bocciatura clamorosa è quella de Il Cile: entrato Papa, è uscito cardinale come, in questa categoria, forse non accadeva dai tempi dei Negramaro, maltrattati a Sanremo nel 2005 nonostante avessero in gara uno dei loro evergreen, "Mentre tutto scorre". Visto l'illustre precedente, e viste le premesse che già fanno di questo ragazzo uno dei volti più popolari della nouvelle vague canora nostrana, il futuro dovrebbe dunque riservargli più di una soddisfazione. Di certo c'è che "Le parole non servono più" ha regalato uno dei ritornelli più orecchiabili di questo Festival, coronamento di una ballata che a tratti rimanda a certi stilemi "made in Ligabue", senza peraltro indulgere in scimmiottamenti. Insomma, ha l'aria di essere una delle cantonate storiche che il Festivalone si concede periodicamente, mettendo a repentaglio la propria credibilità. Le giurie gli han preferito, e passi, l'ispirazione cantautoriale di Renzo Rubino, e la costruzione tutt'altro che banale del suo "Postino". Qualche perplessità invece sulla promozione dei Blastema, certo una band dalle sonorità contemporanee ma non più originale di altre che, nel passato recente, han cercato di percorrere la medesima strada senza trovar fortuna. Comunque le "basi" per costruire qualcosa di buono le hanno, intendiamoci... Meno convincente di tutti ci è parsa Irene Ghiotto, buona presenza scenica ma proposta tutto sommato convenzionale, senza squilli. 
LO SHOW - In un clima dai toni smorzati per l'orribile lutto che ha colpito Franco Gatti dei Ricchi e Poveri, ha preso forma una serata sanremese gradevole, dicevamo all'inizio. Grazie ai concorrenti e grazie soprattutto all'ouverture di Beppe Fiorello, talento autentico, attore credibile in ogni sua interpretazione, mostruoso nell'interpretare il pur inimitabile Modugno. Del tutto pleonastica la presenza di Bar Refaeli, che nemmeno si è sforzata di imparare due parole in croce in italiano, a tratti urticante quella di Carla Bruni, che ha portato una delle sue composizioni leziose e cantilenanti senza che se ne avvertisse la necessità artistica: momento di spettacolo salvato solo dal duetto con Luciana Littizzetto.  
Di maggior spessore la performance di Asaf Avidan, la cui vocalità particolarissima è peraltro una di quelle che si ama o si odia: e il pubblico dell'Ariston la ha amata subito, sorprendendomi non poco. Neri Marcoré è andato sul sicuro indossando i panni di Alberto Angela, ma è risultato più convincente dello stranito Crozza del giorno prima: gustoso lo sketch con Fazio che gli ha fatto da spalla impersonando... il padre, ossia il mostro sacro del giornalismo Rai Piero Angela. Dopo il breve siparietto con voce di Bruno Vespa messo in scena nel corso della prima serata, si può ben dire che Sanremo 2013 stia riportando alla luce il talento "ibernato" da imitatore che ha consentito all'anchorman savonese di farsi precocemente spazio sulla tv pubblica, nei primi anni Ottanta. Forse è il caso di insistere. 

2 commenti:

  1. decisamente più interessante e riuscita - come evidenziato anche nel mio blog - la seconda serata del Festival- Prima di tutto per l'obiettiva qualità dei pezzi. A me sono piaciuti tantissimo Elio, Cristicchi, Malika (anche se preferivo di gran lunga il primo brano proposto, più intenso), bene pure Annalisa, Gazzè e Almamegretta. La conduzione di Fazio mi sta convincendo, mai sopra le righe e sempre ironico, in più con il ripristino delle imitazioni come faceva a inizio carriera a Odeon. Insomma, mi è piaciuto il Festival, anche se con le eliminazioni ci sono già le sorprese, vedi Il Cile, il quale tuttavia ha puntato su un pezzo troppo semplice, senza picchi: meglio a mio avviso il talentuoso Rubino e i Blastema, che conosco da tempo

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    1. Siamo sostanzialmente d'accordo. Comunque ti rispondo per bene "da te". ;)

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