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venerdì 5 settembre 2014

LA NUOVA ITALIA DI CONTE: CON L'OLANDA UN SUCCESSO CHE VALE. SORPRESA: GLI AZZURRI SANNO ANCORA GIOCARE A CALCIO

                                         Immobile: ha aperto le marcature a Bari

La notizia più clamorosa giunta ieri sera dal San Nicola di Bari? Gli italiani sanno ancora giocare a pallone. Una piacevole riscoperta, dopo due partite mondiali, quelle con Costa Rica e Uruguay, da bollino rosso per la pochezza (direi anzi nullità) delle prestazioni, e dopo due stagioni in cui la Nazionale ha troppo spesso balbettato un calcio timido, mediocre, impreciso. Aggiungiamoci le granitiche certezze sparse a piene mani da troppi sedicenti esperti, secondo i quali i giovani di casa nostra non trovano più spazio nei nostri club semplicemente perché gli stranieri sono più forti. Lo si è visto poche ore fa, in effetti, quanto scarsi siano quei pedatori senza arte né parte che rispondono ai nomi di Immobile e Zaza, protagonisti di una serie di assolo e di duetti da poesia del football: la loro è stata, tutto sommato, la risposta più efficace, e sicuramente più elegante delle sonore pernacchie che meriterebbero certi soloni. 
RIVOLUZIONE CONCETTUALE - E già: ci voleva proprio, una ripartenza così. Ne aveva bisogno il Club Italia, ne avevamo bisogno tutti noi che, a vario titolo, gravitiamo attorno al movimento calcistico tricolore: nulla di che, intendiamoci, perché gli impegni con i tre punti in palio devono ancora arrivare, ma una iniezione di fiducia sostanziosa, e la rassicurazione sul fatto che non tutto sia perduto, che il serbatoio azzurro conserva ancora delle risorse di qualità a cui attingere. Il cambio di rotta portato da Antonio Conte è stato più che altro concettuale: il listone dei convocati, la formazione stessa scesa in campo poche ore fa, strizzavano palesemente l'occhio al disastroso gruppo che aveva lasciato il Brasile fra sacrosanti improperi di pubblico e critica. 
Ma sono cambiati spirito, idea di gioco, approccio alla gara: la plastica dimostrazione di come possa incidere profondamente, a volte, un avvicendamento alla guida tecnica. Un nuovo allenatore può davvero causare sconvolgimenti in positivo: ricompattare uno spogliatoio diviso, restituire motivazioni a giocatori che parevano già appagati, togliere certezze ad altri che credevano di aver diritto al posto per meriti acquisiti nel passato, individuare nuove soluzioni tattiche in grado di aumentare il potenziale di un team che si credeva avesse già toccato l'apice del rendimento. In pochi giorni, l'ex trainer della Juve ha quantomeno gettato basi credibili per questa rivoluzione.
SUCCESSO VERO - Il successo sull'Olanda è un successo che vale: perché i Tulipani, a parte Vlaar e Robben, si sono presentati con la formazione che ha centrato la medaglia di bronzo Mundial, e perché il 2 a 0 è maturato quando ancora le due compagini erano in parità numerica. Sappiamo ancora giocare a pallone, si diceva in apertura: dopo aver ammirato alcuni scambi in velocità e di prima dalla trequarti in su, tutti effettuati, quasi sempre, con proprietà di palleggio e precisione millimetrica, vien davvero da pensare che l'ultimo anno e mezzo di gestione prandelliana sia meritevole di entrare in un qualche trattato di psicologia applicata al calcio: non ce li siamo sognati, certi momenti di gioco sconfortanti, nei quali i nostri baldi rappresentanti manifestavano impacci imbarazzanti nella gestione della palla, controlli e passaggi imprecisi, incapacità di saltare l'uomo, lacune gravissime nei fondamentali. Certo, i problemi ci sono, ma l'impressione è che quando è il progetto complessivo a non funzionare, chi scende in campo dia davvero il peggio di sé, anche al di là dei propri oggettivi limiti. 
AGGRESSIVI E VELOCI A TUTTO CAMPO - La prestazione barese è stata una chiara indicazione di ciò che potrebbe essere la nuova Italia: una squadra aggressiva (e la nostra lo è stata finché la condizione fisica l'ha sostenuta), capace di attaccare a pieno organico (visti i difensori spesso in posizione avanzata, per partecipare attivamente alla costruzione), coraggiosa in certe situazioni di gioco, agile e mobile, capace di manovrare con rapidità per tagliar fori la difesa avversaria. Tutto troppo bene, ma il banco di prova, per quanto amichevole, era di assoluto valore, e certe indicazioni non possono essere fallaci. De Rossi, a parte l'impeccabile trasformazione del rigore, è stato il califfo della zona di mezzo, efficacissimo nelle due fasi, Bonucci è tornato a fare ciò che le sue qualità gli consentono: difendere e far ripartire l'azione con proprietà, dando il là all'impostazione, e non è un caso che il gol di Immobile sia nato da un suo lungo e preciso lancio. Ranocchia e Astori  tempisti e concentrati, con poche sbavature, mentre Darmian e De Sciglio, che ad occhio e croce dovrebbero essere titolari nel ruolo per diverso tempo, devono migliorare come continuità di spinta ma quasi sempre si son fatti trovare pronti se chiamati in causa in proiezione offensiva. E la coppia d'attacco ha regalato momenti di calcio oggettivamente squisito: peccato per Zaza, che avrebbe meritato la soddisfazione personale del gol, negatagli da Cilessen e da un eccesso di confidenza nel chiudere quel meraviglioso contropiede condotto assieme allo scugnizzo del Borussia Dortmund. 
INSERIRE ALTRI GIOVANI - In Norvegia già la musica sarà diversa, quantomeno per ritmi e intensità di gioco che i nostri saranno chiamati a sostenere: ma iniziare in siffatta maniera il nuovo percorso può risultare fondamentale, accresce la fiducia e la voglia di far bene. Poi, certo, il futuro dovrà forzatamente far leva su un maggior numero di nomi nuovi: non è con Quagliarella e Giovinco, tanto per dire, che potremo approdare a Euro 2016, e gente come Florenzi, Verratti, Destro ed El Shaarawy dovranno assolutamente trovare spazio, mentre in retroguardia si spera in un rilancio di Ogbonna; gli altri giovani (che ci sono, come avevo eloquentemente evidenziato in questo post dei tempi del Mundial) dovranno essere messi in condizione di giocare il più possibile nei club, ma su questo punto la mia fiducia è relativa, e allora ritorno su un mio vecchio pallino: il CT dovrebbe "forzare" la mano in tal senso, dando spazio nelle sue convocazioni anche a ragazzi che trovano pochi spiragli in campionato. Come fece Prandelli dopo Euro 2012, con le chiamate di Perin e De Sciglio. Ma ci sarà tempo per discuterne. La nuova Italia c'è, sembra esserci: un'Olanda quasi titolare non si batte mai per caso. 

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