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sabato 14 marzo 2015

FESTIVAL DI SANREMO, UN MESE DOPO: PERCHE' UN "CONTI BIS" E' POSSIBILE


Sanremo 2015, un mese dopo. Il 14 febbraio scorso calava il sipario sull'edizione più riuscita dell'ultimo decennio. Non è ancora tempo di parlare dei riscontri commerciali dei brani in gara: per tracciare un bilancio attendibile mi prendo ancora qualche settimana, in modo da poter lavorare su un arco di tempo più ampio. I dischi stanno andando abbastanza bene, questo si può dire: la presenza nelle classifiche (il dato più importante) è confortante, le ospitate televisive numerose, e la nuova moda - marketing dei "firmacopie" presso gli store sta beneficiando di notevoli adunate di fans (ho partecipato in prima persona, da "osservatore", a quello di Annalisa, alla Feltrinelli di Genova). 
IL FUTURO - Ma, ripeto, ne parleremo meglio più avanti. L'argomento "caldo" in questo momento è un altro: cosa farà Carlo Conti? Il vero trionfatore dell'ultimo Festival, dopo un breve periodo di riposo, è tornato alla guida del pre - serale "L'eredità", come d'accordo con la dirigenza Rai, in linea con la sua volontà di restare un volto televisivo "di famiglia", da incontrare nella quotidianità, e non invece un personaggio da spendere solo per grandi eventi e super produzioni. Riguardo al suo futuro... festivaliero, ha nel frattempo mantenuto la posizione di scetticismo espressa a caldo, a conclusione della kermesse. L'ultima dichiarazione pubblica sul tema è in un'intervista rilasciata a Sorrisi & Canzoni, due settimane fa: " Rifare Sanremo? Per ora non ci penso proprio. Ho bisogno di almeno un mese di tempo per metabolizzare il tutto. Ne riparleremo quando sarà il momento e farò le mie riflessioni. Ma un risultato del genere è irripetibile e potrei fare solo peggio...". 
RISCHI AUDITEL? - Dunque nicchia, il buon Conti. La preoccupazione per eventuali crolli Auditel è comprensibile, anche alla luce del fresco precedente di Fabio Fazio: trionfo nel 2013 (con pompaggio eccessivo di una critica che aveva finalmente trovato il Festival "per palati fini" da tanto tempo auspicato) e brusco ridimensionamento dodici mesi dopo. Credo però che non esistano meccanismi fissi e inevitabili, riguardo alle oscillazioni dell'audience (da un anno all'altro, poi...), e che si debba analizzare caso per caso. Fazio e Littizzetto, nel 2014, fallirono perché riproposero lo stesso schema di spettacolo dell'anno prima, ma ulteriormente appesantito da insopportabili elementi seriosi e retorici, che nulla avevano a che fare con l'amenità e la gioiosità che dovrebbero dominare una rassegna canora. 
IL VORTICE DEI PADRONI DI CASA - Ecco, in questi ultimi anni si è parlato fin troppo, a proposito della manifestazione ligure, di "progetto artistico da costruire attorno al team di presentatori". Si è sempre data per scontata, cioè, la necessità di proporre ogni volta una forma di presentazione nuova, con elementi originali e brillanti, possibilmente con un continuo ricambio di volti; i padroni di casa come "spettacolo nello spettacolo", elemento trainante, quasi primario, per la buona riuscita dell'evento. Deriva inevitabile, nel momento in cui si è data per assodata la trasformazione di Sanremo da gara musicale tout court a show televisivo. Ma, forse nemmeno Conti se ne è accorto, con l'edizione di quest'anno si è compiuto un salto qualitativo storico e fondamentale, che potrebbe mandare a carte quarantotto ogni considerazione legata al "rischio Auditel": l'anchorman toscano ha infatti messo a punto una "formula Festival" che potrebbe risultare buona per tutte le stagioni, o quantomeno per molte delle stagioni a venire. 

                                  Pippo Baudo: Conti può esserne l'erede "sanremese"? 
                                           
LA NUOVA FORMULA SANREMO - Nulla di particolarmente rivoluzionario, quanto piuttosto un ritorno nel solco della tradizione, con gli opportuni aggiornamenti richiesti dall'evoluzione del mezzo catodico. Così, il Sanremo 2015 è risultato un Festival asciutto, snello, ritmato nella conduzione, incentrato sui cantanti in gara: giovani di nuovo in primo piano, ribalta degna di questo nome per i Big, competizione avvincente in entrambe le categorie, buon livello dei pezzi. Questo è il ritratto perfetto del Festival di Sanremo, nel formato in cui si è affermato e ha avuto successo lungo i decenni; nessuna alchimia, nessun meccanismo astruso, nessun coup de théatre (Benigni, Celentano, Madonna...) per assicurarsi i riflettori mediatici: solo tanta musica e pochi tempi morti, pur se con l'inevitabile "tassa" da pagare alle esigenze di rete, leggasi passerelle dei personaggi Rai in promozione di future trasmissioni. E' una struttura spettacolare estremamente funzionale, che non può essere "pensionata" dopo una sola edizione per avventurarsi lungo strade nuove, ma che può reggere a lungo, e Conti è la persona più adatta a mantenerla a regime. Basta, semplicemente, ripetere una buona selezione di brani, come quest'anno, e conservare il medesimo gusto pop nella scelta degli ospiti (con tocco più felice per i comici, questo sì...). 
Perché non pensare a lui come al Pippo Baudo del Duemila? E' vero, i tempi sono cambiati; ed è innegabile che anche il Pippo nazionale abbia conosciuto, nel nuovo secolo, qualche... rovescio sanremese; però nel suo periodo d'oro, dal '92 al '95, inanellò quattro edizioni con riscontri di ascolto sempre positivi, pur fra qualche oscillazione. L'Auditel non deve essere vissuto come una spada di Damocle, e sinceramente non credo che un eventuale bis immediato, se costruito sui presupposti prima elencati, possa portare crolli disastrosi; anche una piccola flessione di spettatori non sarebbe un dramma, visto che comunque conta soprattutto ciò che Sanremo può restituire all'industria discografica in termini di esiti di mercato (lo stesso Conti l'ha ripetuto più volte: "Ho sempre detto che la mia soddisfazione più grande sarebbe stata ascoltare i brani in radio... Li ho scelti bene, stanno passando tutti"). 
CONTINUITA' - Dal mio insignificante pulpito, invito Carlo e la dirigenza di Rai Uno a riflettere su tutto questo, soprattutto sul cambiamento "silenzioso" ma significativo avvenuto nel tessuto del Festivalone: finito il tempo delle rivoluzioni continue, della ricerca affannosa del nuovo ad ogni costo, oggi si può lavorare sulla continuità e sulla stabilità. Sarebbe comunque lecito, è ovvio, prendersi uno o più anni "sabbatici", per poi tornare all'Ariston fresco e riposato, e con qualche idea in più: come Paolo Bonolis, insomma, che ha fatto due Sanremi "super" nel 2005 e nel 2009 (in entrambi i casi da "salvatore della patria" di un evento a rischio di chiusura, o quantomeno di ridimensionamento), o come lo stesso Fazio, tornato dopo ben tredici anni sul... luogo del delitto. Nel caso, però, la scelta del successore sarà dura: il vivaio di viale Mazzini si è prosciugato, non ha più sfornato giovani anchorman di qualità, e magari sarebbe il caso di inventare un talent ad hoc, piuttosto che The Voice (fotocopia sbiadita di X Factor) o l'inconsistente "Forte forte forte". 
I SUCCESSORI - Dietro Conti, chi c'è? Negli anni scorsi ho proposto più volte Milly Carlucci, che era diventata un volto di punta delle prime serate Rai ma che si sta avvitando nella banale routine di trasmissioni in crisi di popolarità. C'è Insinna che però, nell'ultimo evento leggero presentato, il gala di fine anno, non è parso proprio brillantissimo, e che comunque si è legato mani e piedi all'irritante "Affari tuoi". C'è un ritorno di fiamma per Frizzi, al quale Sanremo è stato negato nel periodo d'oro della sua carriera, gli anni Novanta, prima per l'onnipresenza di Baudo e poi per scelte strategiche discutibili, che affidarono la manifestazione a volti Mediaset (Bongiorno e Vianello): oggi Fabrizio sembra anche più maturo, sereno e "sciolto", ma sarebbe comunque un grosso rischio, per uno da troppo tempo a digiuno di conduzioni "pesanti". Fra i giovani, Nicola Savino e Federico Russo sono due opzioni da non trascurare, ma paiono ancora acerbi. Da casa Berlusconi torna il nome di Bonolis, mentre di assoluta affidabilità sarebbe la candidatura Gerry Scotti, ma credo che l'ente tv di Stato voglia giustamente indirizzarsi su lavoratori interni. Un bel rebus. E dunque, Conti? 

2 commenti:

  1. www.pianetasamp.blogspot.com

    Non hai citato il mio preferito, Alessandro Cattelan, a mio modesto parere il volto nuovo più pronto per una grande ribalta come Sanremo...ciao!

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    1. Ciao! Ne parlavo nei giorni scorsi su FB con un amico che mi... rimproverava la stessa dimenticanza. In tutta sincerità a Cattelan avevo pensato, sono d'accordo con te sul suo valore, però al momento è un volto della concorrenza... La tendenza emersa in questi ultimi anni è che la Rai preferisce fare con le risorse interne, però mai dire mai, del resto i precedenti contrari non mancano. Campo aperto a molte ipotesi...

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