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mercoledì 1 aprile 2015

CLUB ITALIA, COSI' LA SETTIMANA AZZURRA: BERTOLACCI E SORIANO SICUREZZE, FASCE BLINDATE. EDER NON RISOLVE I PROBLEMI OFFENSIVI

                                                  Bertolacci: bene a Sofia

Una breve ricomparsa dopo quattro mesi di stop, e ora la Nazionale torna di nuovo in letargo fino al 12 giugno,  salvo stage o amichevoli organizzate in tutta fretta: l'appuntamento è in Croazia, per la tappa più difficile verso Euro 2016 (ma poi ci saranno quattro gare da potenziale bottino pieno, a settembre e a ottobre). Se non altro, c'è molto da salvare di questa settimana azzurra fra Sofia e Torino: diverse indicazioni positive e comunque utili in prospettiva, al di là di certi strali critici che con eccessiva virulenza si sono abbattuti soprattutto sulla prestazione di sabato, e al di là delle inutili polemiche partite da casa Juve. 
BERTOLACCI E SORIANO OK - Abbiamo scoperto, ad esempio, che il serbatoio verde della nostra rappresentativa è meno vuoto di quanto si sia indotti a pensare, in questi tempi di vacche magre. Bastino due nomi: Bertolacci e Soriano. Il genoano è stato il vero protagonista azzurro nella serata invernale del Vasil Levski, alla pari del celebrato Eder: ha illuminato la manovra col suo dinamismo e la sua intraprendenza, ha spinto e creato gioco, dialogando mirabilmente sulla sinistra con l'ex compagno Antonelli (una coppia rossoblù che non si sarebbe mai dovuta scindere, ed era possibile tenerli entrambi in Liguria...). Il blucerchiato ha invece brillato di vivida luce ieri sera a Torino, giostrando a tutto campo, con un contributo particolarmente sostanzioso in fase di filtro. Non sono risultanze da poco: due nomi nuovi definitivamente aggiunti al gruppo, due sicurezze su cui si potrà sempre contare in futuro, soprattutto ora che l'addio di una grande figura come Pirlo si fa sempre più imminente e lo stesso De Rossi non pare più il totem di un tempo. 
CANDREVA E PAROLO: CERTEZZE - Ancora: in Bulgaria si è visto come Candreva sia, attualmente, il nostro centrocampista di maggior spessore internazionale, per doti atletiche, classe e personalità, un vero leader, mentre nel primo tempo contro gli inglesi ha ben figurato Parolo, propositivo, veloce, abile in appoggio alla manovra offensiva e coraggioso nel tentare la conclusione. Quattro nomi da cui il nostro reparto nevralgico non potrà prescindere per lungo tempo, così come non si potrà fare a meno di Verratti, per quanto il "parigino" non abbia ancora preso totalmente possesso della squadra: potendo contare sul sostegno di tanti affidabili scudieri, da lui si pretenderebbe una presenza più sostanziosa nel vivo dell'azione, là dove prende corpo il lavoro di impostazione. Valdifiori è ovviamente da rivedere, ma ha sciorinato coraggio e discreta visione di gioco.
VARIE SCELTE PER LE FASCE - Buone nuove anche dalle corsie esterne, fondamentali nel gioco di Conte: Darmian ha stentato in Bulgaria sulla destra, ma si è pienamente ritrovato una volta spostato sul versante opposto, confermandosi allo Juventus Stadium. Potrebbe essere l'ideale... soluzione mancina, che libererebbe spazio dall'altro lato per giovani rampanti come Donati e Zappacosta (o per il multiforme Florenzi), in attesa che De Sciglio si riappropri delle misure tecniche palesate ai tempi della Confederations Cup in Brasile. Antonelli, molto attivo in fase di spinta nella gara di qualificazione, ha però mostrato il difetto di sempre, ossia scarsa precisione nel cross, limite certo più grave dell'occasionale errore sotto porta di ieri sera, quando ha mancato la rete della vittoria dopo un bel duetto con Immobile, cose che capitano ai terzini... La classicissima con gli inglesi ha anche mostrato una difesa più sicura, soprattutto un Ranocchia senza sbavature, ma non c'è da farvi grosso affidamento: la carriera dell'interista è stata fin qui contrassegnata da alti e bassi e clamorosi cali di concentrazione. Non è mai troppo tardi per maturare, ma fossimo nel cittì non differiremmo ulteriormente la chiamata di Rugani e Romagnoli, gioielli di terza linea ai quali occorre dare minutaggio ed esperienza, in fatto di sfide "che contano". 
IN ATTACCO SBAGLIANO TUTTI - Il reparto avanzato è stato un po' il punto dolente del doppio impegno azzurro. Immobile ha sbagliato molto sotto porta, Zaza ultimamente si è votato (per nuova vocazione o per necessità?) a un lavoro più oscuro, di sponda e di sostegno ai compagni, in stile Ciccio Graziani a fine carriera: ma l'avvio di stagione l'aveva visto ergersi a protagonista per la sua incisività al tiro, ed è in quelle vesti che può avere una sua effettiva utilità. Gabbiadini, a Sofia, ha mancato la rete che avrebbe potuto darci tre punti pesantissimi, Pellè ieri ha freddato Hart con uno svolazzo di testa, ma nella ripresa ha fallito il raddoppio a porta quasi vuota, dopo una respinta del portiere. 
C'è insomma da aggiustare la mira, però questi sono ragazzi che valgono, e alla fine comunque le occasioni là davanti arrivano. Non è neanche vero che l'oriundo Eder sia la panacea di tutti i mali: perché ha salvato la baracca sabato scorso (gran prodezza, chapeau), ma ad esempio poche ore fa ha sprecato una palla gol che pareva più difficile sbagliare che realizzare, a tu per tu col guardiano inglese. Il discorso è sempre lo stesso: solo giocando tanto ad alti livelli è possibile acquisire maggior freddezza sotto porta, anche Vialli e Mancini a inizio carriera si divoravano gol clamorosi (lungi da me il voler fare paragoni arditi, la questione è un'altra)... Viene una rabbia immensa pensando all'ennesima annata gettata alle ortiche da Balotelli, uno che, anche solo al 60 per cento della forma, potrebbe essere utilissimo alla causa di Conte (guai a dimenticare i tanti gol pesanti messi a segno durante la gestione Prandelli). 

                                               Candreva, ormai insostituibile

POCA CONCRETEZZA - E' un peccato, perché questa scarsa consistenza offensiva impedisce di cogliere frutti che il nostro team meriterebbe: contro la rinvigorita armata di Roy Hodgson, per dire, la nostra Azzurra ha ben figurato, per oltre un'ora ha tenuto il campo con autorità, correndo pochi rischi, controllando gli avversari con una malizia tattica e una tranquillità che da tempo non sfoderava; ma ha mancato il colpo del ko, consentendo agli ospiti di restare in partita e di centrare infine il pari con Townsend, dopo che Buffon e Rooney avevano inscenato una serie di bei duelli tutti stravinti dal vecchio Gigi. 
Stessi esiti in Bulgaria, anche se quella partita si è sviluppata in maniera diversa, e l'Italia vi ha palesato difetti ormai congeniti. I nostri han giocato da grande squadra solo in due fasi, le più prevedibili e in genere le meno redditizie: in avvio di gara, il che però serve a poco se non dai contorni cospicui alla tua superiorità (un solo gol su autorete e un paio sbagliati), e nel finale, quando è naturale e ovvio andare all'assalto per rimediare agli errori precedenti, ma quando, però, la frenesia rappresenta un limite insormontabile per attaccanti già, come detto prima, scarsamente lucidi in condizioni normali. Così, si concretizza poco e si concede agli avversari la puntualissima rimonta, in Bulgaria favorita anche dai consueti errori di tocco e di misura in fase di gestione della palla, errori tuttavia in parte scomparsi nel test match piemontese.  
LA SCORCIATOIA ORIUNDI E I NOSTRI BUONI UNDER - Rimane comunque la sensazione di una squadra in crescita, in formazione, alle prese con una maturazione certo laboriosa ma poggiata su buone basi. E gli oriundi, lo ripetiamo, rappresentano una scorciatoia facile ma di scarsa prospettiva, il tutto mentre, dopo la bella Under 21 costruita da Ferrara e da Mangia seconda all'Europeo 2013, ci ritroviamo fra le mani, fra lo stupore generale, un'altra giovanile discretamente competitiva, che mesi fa ha centrato la qualificazione alla rassegna continentale (ai danni fra gli altri della Serbia e del quotato Belgio), e venerdì scorso ha sfiorato il colpaccio in Germania. Ma siam sempre lì: se poi questi ragazzi non giocano nei loro club, o vengono relegati in Serie B, è inevitabile che le promesse siano destinate a rimanere tali: non certo per mancanza di talento, ma perché vengono negate loro le possibilità di esprimersi. Certo è più semplice pescare l'Eder o il Vazquez di turno, piuttosto che lavorare pazientemente su un Berardi o su un Baselli. 

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