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venerdì 4 settembre 2015

IL NUOVO GENOA: UN'ESTATE... QUASI TRANQUILLA, I MAGNIFICI "DIECI PIU' UNO" E LE INCOGNITE STRANIERE

                                    Perotti veste ancora rossoblù, contro ogni pronostico

Il Genoa riparte dai suoi "magnifici dieci... più uno", e vediamo se qualche opinionista a corto di idee avrà ancora l'ardire di parlare di squadra smontata e rivoltata come un calzino. Andiamo con ordine: per il Grifone è stata un'estate tutto sommato tranquilla, più di quanto si potesse prevedere, viste le tempestose premesse. Ma l'orrendo pasticcio della mancata licenza Uefa è passato presto in cavalleria: i media locali, tradizionalmente agguerriti contro la società di Preziosi, non hanno rigirato più di tanto il coltello nella piaga (sono alle prese con ben più gravi problemi, come la chiusura di testate storiche), e i tifosi rossoblù hanno mandato giù il boccone amaro con imprevedibile velocità. 
CONSOLAZIONE... - Certo, un ruolo importante in tale, rapida "digestione" l'ha avuto la... campagna - lampo europea della Sampdoria, ossia della squadra che era andata a sostituire il Genoa nei preliminari di Europa League pur non avendone conquistato il diritto sul campo (e attraverso un'ammissione che desta ancora perplessità, vista la discutibilissima interpretazione del vecchio illecito del 2011 per il quale il club blucerchiato patteggiò un punto di penalizzazione): uscita disastrosamente dalla competizione, con un rovescio interno che ha messo in imbarazzo il calcio italiano (oltre a danneggiarlo fortemente in chiave ranking), ha così "sanato" fulmineamente una situazione che avrebbe senz'altro provocato qualche mal di stomaco di troppo, in Gradinata Nord e dintorni, se si fosse prolungata. 
LUCIDA GESTIONE SOCIETARIA - Ben più dei rovesci dei cugini doriani, tuttavia, a raffreddare eventuali bollenti spiriti nell'ambiente genoano ha contribuito l'atteggiamento del patron: la sua immediata assunzione di responsabilità per il mancato accesso alla seconda competizione continentale (anche se non è stato chiarito fino in fondo il motivo del diniego Uefa), le rassicurazioni giunte da più parti sullo stato di salute finanziario del club (con immissione di denaro fresco da parte del Joker), e soprattutto una campagna di mercato accettabilissima, sia nei sacrifici sia nelle novità. La stagione 2014/15 del Genoa, esaltante in toto, era stata impreziosita in particolare dal luccichìo di quattro gioielli: Perin, Bertolacci, Perotti e Iago Falque. Trattenerli tutti sarebbe stata pura utopia per chiunque, non solo per la squadra più antica d'Italia; tre su quattro sarebbe stato un successone; due su quattro un bilancio nel complesso positivo. 
Ebbene, si è concretizzata la terza ipotesi: il futuro portiere della Nazionale azzurra difenderà anche quest'anno i pali del Grifo, una volta ripresosi dall'infortunio; ma soprattutto, con grande sorpresa di stampa e tifoseria, Don Diego è rimasto in Liguria, ed è forse "l'acquisto" più importante, perché un Genoa senza Perotti sarebbe stato un Genoa da salvezza tranquilla ma senza squilli, un Genoa con Perotti, con le invenzioni, le giocate, le sollecitazioni alla manovra offensiva dell'argentino, è un team capace di ritentare la scalata europea, anche se, obiettivamente, con assai meno chances del torneo passato, visto il poderoso rinforzamento di molte grandi in crisi e le perdite di Bertolacci e Falque, buchi non facili da colmare (più agevole dovrebbe essere porre rimedio all'addio di Kucka, comunque da non sottovalutare). 
GRUPPO STORICO - Ma c'è uno zoccolo duro. I magnifici dieci, si diceva all'inizio. Gasperini (altra conferma fondamentale, se non la più importante) potrà costruire una nuova, funzionale macchina da football attorno a certezze acquisite: dalla difesa in su, ecco Perin, Burdisso, De Maio, Izzo, Marchese, Rincon, Tino Costa, Laxalt, Perotti e Pavoletti. E poi un undicesimo, che in realtà sarebbe... un dodicesimo, ossia Lamanna, un lusso autentico come portiere di riserva. Con diverse gradazioni, sono tutti elementi che offrono ampie garanzie; in particolare, l'asse centrale Rincon - Costa è, sulla carta, uno dei migliori schierati dal Grifone dai tempi di Thiago Motta e Milanetto: i due offriranno alla causa muscoli, corsa, fosforo e precisione. Izzo è uno dei difensori più promettenti del vivaio nostrano, particolarmente asfittico nel ruolo specifico, per De Maio Preziosi ha resistito a continui assalti di pretendenti di alto livello, Pavoletti ha finito alla grande a maggio e ricominciato sulla stessa lunghezza d'onda, prima che un infortunio lo togliesse di mezzo col Verona (ma la pausa per la Nazionale dovrebbe consentirgli un tranquillo recupero). 
LE SOLITE INCOGNITE DALL'ESTERO - Certo, il viavai non è mancato neanche quest'anno, ma molte altre compagini di Serie A hanno cambiato radicalmente volto: la differenza è che, per un motivo o per l'altro, è sempre e solo il Genoa a finire sotto i riflettori. Poiché i nuovi arrivi sono quasi tutti stranieri di scarsa fama, perlomeno dalle nostre parti, va da sé che stiamo parlando di incognite autentiche: quanto valgono davvero, e che apporto forniranno i vari Diogo Figueiras, Cissokho, Gakpè, Ntcham, Lazovic, Capel e Ansaldi, l'ultimo ad aggregarsi al gruppo? Soprattutto Figueiras e Ansaldi sono calciatori di valore già certificato, ma l'impatto col campionato italiano continua ad essere difficile per molti "insospettabili", anche in tempi di scadimento qualitativo del nostro movimento (qui a Genova si ricorda bene il buco nell'acqua di un presunto top player come Miguel Veloso, per dire, e l'anno scorso Lestienne, atteso come un campioncino in pectore, ha largamente tradito le attese).
Stessi discorsi, a ben vedere, fatti gli anni scorsi per tante altre misteriose figure di fuorivia, in primis proprio Falque, rivelatosi poi un autentico "craque". Non sempre le ciambelle del mercato riescono col buco, ma se anche solo un paio dei sopra citati esplodesse, allora il Grifone vedrebbe ulteriormente incrementato il proprio potenziale tecnico. Gakpè (gol all'Hellas) e Ntcham (gran dinamismo e presenza costante nel vivo del gioco) hanno iniziato bene, ma la strada è ancora lunga. L'incognita più indecifrabile è casomai una vecchia conoscenza del nostro calcio, Goran Pandev, che sta pagando, e non poteva essere altrimenti, le scorie di una stagione in cui non ha visto molto il campo. Stesso discorso per Dzemaili, che se non è troppo logoro dovrebbe rappresentare il classico usato sicuro. 
E L'ITALIA? - Il buco nero di questa sessione del mercato, anche se sono fra i pochi a sottolinearlo, è il pressoché totale abbandono della "linea azzurra": ha infatti preso forma un Genoa sempre più in versione multinazionale, come purtroppo la grande maggioranza dei nostri club di massima divisione, laddove appena dodici mesi fa si era riusciti a mantenere in rosa un consistente "prodotto indigeno": Perin, Izzo, Marchese, Antonelli, Bertolacci, Sturaro, Mandragora, Matri... Oggi, la rappresentanza italiana è ridotta davvero ai minimi termini, una scelta ineccepibile sul piano regolamentare, ma inaccettabile su quello "culturale". Il Grifo, assieme al Sassuolo e a pochi altri, era stato fino a ieri uno dei sodalizi capaci di resistere a questa massiccia esterofilia che, se prolungata, porterà rapidamente alla decadenza irrimediabile della scuola calcistica nostrana: il fatto che sia uscito da questo ristretto "club tricolore" mette tristezza, ma mi rendo conto di essere quasi solo in questa battaglia... donchisciottesca. 

6 commenti:

  1. mah, Carlo, io sorvolerei sulla spinosa questione europea, che comunque come hai giustamente sottolineato, è stata tutto sommato ben digerita, con corollario non indifferente dell'umiliazione occorsa alla Samp (ennesimo segnale che poco o nulla funziona nel nostro calcio, e mi sono astenuto consapevolmente dal commentare il tuo bellissimo post precedente sull'imbarazzante partita degli azzurri contro malta che, per inciso, non ho visto perchè ero fuori casa). Venendo al tuo Genoa, molto pimpante contro il Verona e piuttosto sfortunato all'esordio contro il Palermo, direi che ormai ha raggiunto una propria dimensione, direi anche per merito del vostro allenatore, uno dei migliori su piazza al quale auguro di non ambire più (come peraltro ha fatto in modo comprensibile alla prima meritata occasione in carriera) a una piazza più importante. Grazie a lui avete un'idea di gioco precisa, che esula tuttavia da moduli e dogmi, per dare spazio sempre e comunque a componenti tecniche validissime, con uno spiccato senso del "bello". Dei nuovi arrivati, mi pare ingeneroso bollare come sconosciuti almeno Capel e soprattutto Ansaldi (quest'ultimo dal buon curriculum europeo, in fatto di partecipazioni alle principali competizioni continentali e se non sbaglio già in passato in orbita nazionale argentina) e i due da te citati Gakpe e Ntcham hanno già fatto intravedere buoni doti, e sono già in pratica nella rosa dei titolari del Gasp. Pandev forse non renderà come un tempo ma in compenso io punterei ad occhi chiusi su Pavoletti - che sto tenendo sotto osservazione per il mio... Fantacalcio, perchè sono certo che anche da titolare garantirà gol e prestazioni- e sul ritrovato Perotti. La linea verde è presente, come giustamente hai evidenziato nel già esperto Perin, nel sostituto Lamanna, nel solido Izzo... Bravi italiani in giro non ce ne sono tantissimi, ma il Genoa può contare su un discreto serbatoio. Dai, farete un torneo senza affanni :-)

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    1. Caro Gian, la questione europea in un modo o nell'altro si è chiusa come era giusto che si chiudesse, sia per il Genoa sia per la Samp, ora si ricomincia, e a rimetterci ancora una volta è stato il calcio italiano, che in questo caso ha pagato colpe altrui (del Genoa per via della documentazione, e della Samp che si è presentata all'appuntamento più importante della stagione in condizioni... incommentabili, sia fisicamente sia a livello di organico), ma per il resto sa già farsi tanto male da solo... Riguardo a Capel e Ansaldi, il riferimento alla loro relativa notorietà è ovviamente al nostro Paese, sinceramente non mi pare (ma può essermi sfuggito) siano di quei nomi che, prima dell'accostamento al Genoa, comparivano un giorno sì e uno no nei servizi di giornali e tv italiani (se non, forse, di quelle testate specializzate esclusivamente in calciomercato, che non seguo, ma comunque non ci giurerei). Non credo, insomma, fossero nella lista dei desideri di molti club di prima fascia, ma la bravura del Genoa sta anche nello scovare figure non di primissimo piano per tentare di valorizzarle o rilanciarle. Ansaldi in particolare è uomo di notevole esperienza, ne ho seguito oggi la presentazione ufficiale, ma su questi elementi pesa sempre l'incognita dell'impatto col campionato italiano, come ho aggiunto nel pezzo a precisare meglio il mio pensiero.

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  2. Capisco - ed in parte condivido - il tuo disappunto sulla vicenda degli stranieri, Carlo, però permettimi una considerazione.
    In italia non appena un giovane mostra doti di un certo livello i media cominciano a magnificarlo ed i prezzi salgono vertiginosamente.
    Siamo davvero sicuri che poi questi prezzi corrispondano ad un valore reale?
    Quanti ne abbiamo visti pagati cifre esorbitanti e fornire prestazioni non all'altezza? Alcuni sono rimasti alle squadre di appartenenza per mancanza di alternative, altri sono tornati nell'anonimato. Tra quelli che hanno tentato l'avventura all'estero possiamo dire che il solo Verratti si sia ritagliato un posto al sole in una squadra da Champions League. Aggiungiamo anche che, sovente, i nostri giovani non hanno comportamenti da professionisti.
    All'estero si può trovare eguale - se non superiore - qualità per molto meno.
    Forse non dovremmo cambiare le regole ma le teste...

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    1. E' un punto di vista sicuramente condivisibile il tuo, caro Fede. Il problema dei prezzi degli italiani c'è, ma è altresì indiscutibile che dall'estero, assieme a giovani di valore, arrivino ondate di mezze figure e mediocri all'ennesima potenza. La questione è ricca di sfaccettature e non facilmente inquadrabile, ma è di esiziale importanza, perché sono in ballo il valore del nostro movimento calcistico, anche a livello culturale e sociale, e la sua stessa sopravvivenza sul lungo periodo.
      Al di là di tutto, ritengo che, comunque, sia nella natura storica del calcio la salvaguardia del vivaio e del patrimonio interno, come la Germania dell'ultimo decennio insegna: in Italia questo non sta avvenendo e non è solo un handicap per la Nazionale, ma per tutta una scuola calcistica, una delle più prolifiche del mondo, che di questo passo rischia davvero un inaridimento di tipo ungherese. Poi ci può essere anche stato un lieve scadimento qualitativo dei giovani calciatori di casa nostra, come c'è stato altre volte in passato, ma di certo questa mancanza di adeguate politiche di rilancio del vivaio non aiuta a superarlo.
      Non si può nemmeno sorvolare sul fatto che molti dei nostri migliori prospetti, negli ultimi due lustri, non abbiano mantenuto le promesse non perché fossero meno validi del previsto, ma perché non messi nelle condizioni di crescere, maturare, sbagliare, fare esperienza e migliorarsi.

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    2. Certamente, Carlo: dall'estero arrivano anche tanti mediocri. Però preferisco avere un mediocre a 100mila € che un mediocre a 3 milioni di € (quando non sono 13 o, magari, 18), senza contare che con 3 milioni di € ne compro 30 e ho più probabilità che almeno un paio possano essere di qualità. Un problema grosso, in questo senso, è rappresentato dai procuratori, che li mettono sotto contratto appena raggiunta la maggiore età e chiedono cifre assolutamente fuori dalla realtà oggettiva, con il risultato che le società contano sempre meno. Lo scadimento qualitativo dei nostri vivai, a mio parere, è ben più che lieve: personalmente lo imputo all'aver gettato alle ortiche una quantità incredibile di materiale umano. Guardo i quadri dirigenziali del Bayern Monaco e trovo tutti ex-calciatori, molti dei quali con un passato importantissimo, guardo i quadri tecnici dello stesso, anche a livello giovanile, e trovo sempre ex-calciatori. Da noi? Quanti ottimi giocatori del passato sono a spasso per lasciare il posto ai Tizio, Caio e Sempronio di turno? In Germania (ne parlo perché la conosco discretamente) si recupera tutto il recuperabile: anche nelle società di Regionalliga od Oberliga si trovano tutti atleti dal passato più che dignitoso ad insegnare ai ragazzi, retribuiti con stipendi adeguati. Senza contare che dopo il 2000 si è capillarizzata la diffusione dei centri federali (il che offre anche posti di lavoro, che non fa mai male). My 2 cents :)

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    3. Sui procuratori ti do pienamente ragione, fosse per me abolirei la categoria per decreto...Per il resto, posso capire il discorso sulla convenienza dell'acquistare all'estero, ma mi sembra una corsa al ribasso che, alla fine, vantaggi tecnici non ne porta alla salute del calcio italiano. E' vero che in un "pacchetto" di stranieri low cost c'è la possibilità di beccarne due o tre di talento e allora l'affare è fatto, però mi pare che negli ultimi dieci anni, cioè da quando è salito esponenzialmente il numero di non italiani nelle rose dei nostri club, il calcio tricolore sia precipitato sia sul piano della qualità del gioco e degli interpreti, sia su quello dei risultati (tornei per nazionali, competizioni europee e ranking vari sono una cartina tornasole attendibile). Quindi ci saranno anche dei vantaggi economici, ma minimi e a corto respiro, secondo me, giusto per vendere bene i pochi bravi e sanare i bilanci anno per anno. Sul modello tedesco, con me sfondi una porta aperta, ma viene il dubbio che ai vertici, non solo sportivi ma politici tout court, non ci sia la volontà di intraprendere tale strada, che vada bene questo tirare a campare.

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