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mercoledì 23 marzo 2016

CLUB ITALIA: ALLA VIGILIA DI SPAGNA E GERMANIA, RIFLESSIONI SULLO STATO DI SALUTE DEL CALCIO AZZURRO

                             Conte corrucciato: immaginava un'esperienza azzurra diversa

Il mondo del calcio cerca di rimanere disperatamente aggrappato alle proprie certezze. Euro 2016 si farà, dicono le ultime notizie provenienti dalla Francia. Il fatto stesso che si debba fornire una rassicurazione del genere,  a tre mesi dall'evento, la dice lunga sullo stato di tragica tensione che sta scuotendo il Vecchio Continente. Da quando seguo il football, e saranno ormai trent'anni e anche più, mai nessuna grande manifestazione era stata avvolta da una così densa nube di precarietà, al punto di metterne in dubbio lo svolgimento; e ci dovranno comunque essere, probabilmente, partite a porte chiuse, cosa mai avvenuta in questi appuntamenti sportivi che sono, storicamente, occasione di riconciliazione e tregua, presa di distanza dai conflitti politici, sociali, religiosi. Verosimilmente ridotta, dopo gli attacchi terroristici a Bruxelles, anche la sessione di test match internazionali previsti a cavallo della Pasqua. Vien da piangere. 
IL TRAINER IN SCADENZA - L'Italia dovrebbe riuscire a scendere in campo, anche se nessun posto in Europa può considerarsi sicuro, e quindi dovranno esserci stringenti controlli anche per i prestigiosi appuntamenti di Udine (contro la Spagna) e di Monaco di Baviera (contro i campioni del mondo tedeschi). Proviamo dunque a parlare di calcio, per rilevare l'atmosfera triste e dimessa di questa lunga antivigilia europea degli azzurri. La Nazionale affronta il grande appuntamento con un cittì dichiaratamente in scadenza, fatto senza precedenti nella storia, visto che il passato racconta semmai di improvvidi rinnovi di contratti poco prima di rassegne iridate e continentali, rinnovi spesso seguiti da frettolose dimissioni conseguenti a fallimenti sul campo. Quali conseguenze possano esserci sulla tenuta morale del gruppo è pressoché impossibile saperlo ora: non è detto che siano negative, ma rimane comunque un senso di sostanziale precarietà. Antonio Conte non le ha mandate a dire, nelle sue ultime dichiarazioni: fatta salva la battuta infelice sulla "Nazionale garage" (ma credo sia stata una voluta provocazione, un ultimo tentativo di smuovere acque stagnanti: l'ex centrocampista Juve sa usare la dialettica, e difficilmente spara frasi a caso, anche a costo dell'impopolarità), per tutto il resto non si può non dargli ragione. 
NAZIONALE BISTRATTATA - Il suo biennio azzurro è stato tempestoso, il classico percorso a ostacoli. Il secondo fallimento mondiale consecutivo della rappresentativa, Brasile 2014 dopo Sudafrica 2010, aveva scatenato la solita corsa alle dichiarazioni programmatiche: ma chi conosce bene questo sventurato Paese, Paese della retorica a buon mercato, dei buoni propositi distribuiti a parole per tenere a bada un popolo di boccaloni, sapeva benissimo che di fatti ne sarebbero seguiti ben pochi. Troppi stranieri nei club italiani? E troppi sono rimasti, mentre il bacino d'utenza per le Nazionali nostrane si restringe sempre di più; i giovani italiani di valore continuano a esserci, nonostante tutto, e lo dimostra la buona caratura tecnica delle ultime selezioni Under 21 (a prescindere dai risultati, non esaltanti ma comunque dignitosi), ma fanno anticamere interminabili, si intristiscono fra panchina, tribuna e prestiti in serie inferiori, non maturano esperienze ad alto livello e restano dei sostanziali incompiuti, salvo esplodere, chi ci riesce, in età non più verdissima. Poco spazio per gli impegni delle Nazionali? Poco è rimasto, anzi, forse ancor meno rispetto ai bienni precedenti: stage mal tollerati dai grandi club e annullati, amichevoli di preparazione ridotte al lumicino (qui la colpa non è solo locale, ma di un calendario internazionale sempre più penalizzante), finale di Coppa Italia piazzata il 21 maggio, con conseguenti tempi ridottissimi per la fase conclusiva di preparazione a Euro 2016. 
CRISI DI SISTEMA - La Federazione è in chiara posizione di sofferenza rispetto alla Lega. Non ha una leadership forte, non può quindi imporsi: eppure, da sempre, la Nazionale rappresenta l'unica credibile cartina di tornasole dello stato di salute di un movimento calcistico, con particolare riferimento al suo vivaio, a maggior ragione oggi in cui i club sono imbottiti di elementi di fuorivia; una Nazionale forte e competitiva rispecchia un calcio solido, capace di andare a testa alta in giro per il mondo; e, fatto non trascurabile, una Nazionale forte incrementa il valore dei calciatori che ne fanno parte, con benefici economici per le società di appartenenza e per tutto l'indotto. Non credo sia casuale che questo ridimensionamento dell'attività azzurra coincida con la fase di più acuta crisi del nostro pallone relativamente al rendimento internazionale dei club, che ormai da tempo non battono chiodo nelle competizioni europee. Dopo l'illusorio risveglio dell'anno passato (Napoli e Fiorentina semifinaliste di Europa League, Juve sconfitta con onore dal Barcellona nella finale di Champions) siamo tornati al vuoto assoluto, una regola delle ultime stagioni, con tutte le nostre rappresentanti cancellate già a marzo, negli ottavi di finale, quando cioè i giochi veri devono ancora cominciare. 
EURO 2016 E QUALIFICAZIONI MONDIALI, SNODI DECISIVI - Di questa situazione, delle cause, dei possibili rimedi, ho parlato su Note d'Azzurro un'infinità di volte da quando il blog esiste, e sinceramente comincio a stancarmi: perché le soluzioni sono sotto gli occhi di tutti, ma nulla è stato fatto e, ormai lo abbiamo capito, nulla si farà. Il nostro football pare davvero senza speranza. Come detto prima, qualche elemento di spessore l'asfittico vivaio tricolore riesce ancora a produrlo, tanto che, nonostante lo scetticismo diffuso, al prossimo Europeo potremmo persino recitare il ruolo della mina vagante: perché gente come Buffon, Bonucci, Verratti sono elementi di statura internazionale, Darmian, Marchisio, Bonaventura, Candreva giocatori di elevato rendimento, Bernardeschi, Insigne ed El Shaarawy giovani di talento e in forma smagliante. Perché negarsi qualche piccolo sogno di gloria? Però la pacchia non durerà a lungo: da settembre avremo un nuovo Commissario tecnico e la corsa al Mondiale russo che sarà una salita ripidissima, essendo capitati nello stesso girone della Spagna. Per la prima volta dopo decenni toccheremo con mano il rischio di non partecipare alla fase finale di una kermesse iridata: forse sarebbe questo il terribile shock di cui avrebbe bisogno il calcio italiano per scuotersi dal torpore e adottare finalmente misure drastiche di ristrutturazione, ma rimanere fuori dal palcoscenico mondiale è una iattura che non mi sento di augurare neppure al peggior nemico calcistico. 

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