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venerdì 24 marzo 2017

VERSO ITALIA - ALBANIA: DOPO ANNI DI ESTEROFILIA, STAMPA IN DELIRIO PER I GIOVANI AZZURRI. SARA' TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA?

                                     Gagliardini, uomo nuovo del centrocampo azzurro

Dopo l'ormai consueta, lunghissima pausa invernale, torna la Nazionale, e tutt'attorno si respira un clima nuovo, inebriante, di entusiasmo ritrovato. Entusiasmo aprioristico, beninteso, quindi il più pericoloso, pronto a tramutarsi in critica feroce nel caso in cui il campo non mantenesse le abbacinanti promesse. Certo, quest'aria frizzantina ha una nobile motivazione: i ranghi azzurri sono in fase di profondo rinnovamento, ma soprattutto il sistema - calcio italiano nel suo complesso sembra finalmente aprirsi (coi tempi operativi di un bradipo...) alla riscoperta dei ragazzi di casa nostra.
TOH, HANNO RISCOPERTO IL VIVAIO - Fa piacere che, dopo anni passati a predicare quasi nel deserto, testate e firme autorevolissime vengano nel mio modestissimo e insignificante orticello. Più o meno da quando è nato, nel lontano 2011, "Note d'azzurro" si batte per il ritorno alla valorizzazione del vivaio calcistico tricolore, in tempi di esterofilia spinta fino ai limiti più grotteschi, di squadre di club con rose multinazionali (molte nazioni, sì, ma con l'Italia quasi sempre ai margini), di oriundi in rappresentativa: fantastiche "conquiste" che hanno prodotto, assieme ad altre concause, una netta caduta qualitativa del football dello Stivale, certificata dai risultati internazionali conseguiti dalle nostre società e dalle varie selezioni. 
Spiace che si sia dovuti passare attraverso un tremendo deserto di vittorie, soprattutto dal 2010 in poi, prima di approdare a un rinsavimento che è peraltro ancora parzialissimo. Sì, c'è un pizzico di coraggio in più nel gettare nella mischia freschi virgulti nati e cresciuti in casa, non lo si può negare: l'Atalanta ha avuto bisogno di un maestro di calcio come Gasperini per tornare a puntare con coraggio sul settore giovanile, un atto di intraprendenza e una progettualità sul lungo periodo che sono stati premiati da riscontri immediati; ma la sorpresa più grande la si è avuta con la scelta dell'Inter di investire proprio su uno dei Gasperson - Boys, Gagliardini, e del tecnico Pioli di lanciarlo subito fra i titolari, venendone ampiamente ripagato in termini di rendimento.
PARZIALE INVERSIONE DI TENDENZA - Il resto di questo ritorno alla... primavera altro non è che la fioritura di quanto era stato seminato nel 2016: Sassuolo e Milan, per dire, avevano già sposato la linea tricolore, il Torino aveva gettato basi precise in sede di mercato, e gente come Benassi e soprattutto Belotti è emersa nitidamente, anche se la squadra sta pagando un conto salatissimo alla discontinuità di rendimento che, del resto, è uno dei rischi da mettere in conto, quando ci si affida così massicciamente alla gioventù. Poi, altre perle sparse qua e là: Immobile nella Lazio sta dimostrando di essersi lasciato alle spalle gli anni bui all'estero, il viola Bernardeschi è uscito dall'anticamera rendendosi protagonista di un torneo monstre, in termini di gol e di contributo al gioco, Insigne si è preso il Napoli di cui è ormai incursore inesorabile e mortifero, Rugani è sempre più a proprio agio al centro della difesa juventina. Tornando al Milan, Donnarumma ne è precocemente diventato un uomo simbolo, per quanto, parere personale, una lunga distanza lo separi ancora dalle vette di efficienza di Buffon. 
IL VALORIZZATORE VENTURA - Al CT Ventura il merito di non esser rimasto sordo di fronte a queste evidenze, e anzi di avere intercettato la tendenza amplificandola. Del resto, aver scelto lui come selezionatore indicava una strada ben precisa: la mission sarebbe stata quella di svecchiare il carrozzone azzurro, da troppo tempo ancorato ai medesimi e non più giovanissimi uomini, protagonisti in questi anni di imprese non sempre memorabili. Dopo l'eccessiva prudenza che ne ha caratterizzato i primi mesi di gestione, il trainer ex Toro ha rotto gli indugi ed è andato perfino oltre, arricchendo l'ultima convocazione con uomini come Politano, Spinazzola, Verdi, Petagna (chiamato in extremis per sostituire l'infortunato Gabbiadini) e perfino Meret, portierino  in emersione direttamente dalla Serie B, dove la sua Spal sta cercando di dare contorni concreti a un sogno promozione che, pochi mesi fa, pareva folle. 
STAGE PROLIFICI - Gli ultimi quattro citati, fra l'altro, arrivano dallo stage di febbraio. Proprio i famigerati stage con il cittì genovese hanno assunto un'importanza mai avuta in passato, quando parevano più che altro dei "contentini" per un Club Italia sempre più a corto di tempi per ritrovarsi, allenarsi, fare gruppo. Ora, questi incontri periodici riservati agli azzurrabili sono veri e propri pre - esami di ammissione: se li si affronta col piglio giusto, e se il rendimento coi club continua a essere elevato, il passaggio alla Nazionale maggiore è tutt'altro che proibitivo. Dopo lo stage di novembre, ad esempio, spiccò il volo Gagliardini, il talento che ora è sulla bocca di tutti, mentre l'ultimo ha messo in vetrina gente come Caldara, Conti, Locatelli e Pellegrini, che non mi stupirei di ritrovare a breve nel gruppone dei "grandi" assieme a Berardi, da tempo un "predestinato"; gruppone di cui, invece, sono ormai parte integrante Zappacosta e Sansone. 
Significativa, infortunio a parte, anche la giusta attenzione riservata a Gabbiadini, che Oltremanica è rinato a suon di gol, mentre in patria ha dovuto scontare problemi di scarso minutaggio in un Napoli che aveva altre frecce offensive al proprio arco, e che a gennaio si è preso pure Pavoletti: il quale Pavoletti è passato, immaginiamo con quale soddisfazione, da trascinatore genoano a seconda o terza scelta sotto il Vesuvio, con tanti saluti a una chance azzurra ormai inafferrabile. 
ENTUSIASMI TROPPO FACILI - Insomma, descritto così, il futuro sembra roseo, ma tendenzialmente diffiderei di questa indigestione di facili entusiasmi costruiti sulla teoria, del vagheggiamento di dream team azzurri destinati a dominare il futuro calcistico europeo e planetario, di Nazionali italiane che stanno per acquisire l'aurea dell'imbattibilità. Servizi televisivi e paginate di giornali si sprecano, anche da parte di chi, per troppo tempo, di giovani italiani ha parlato poco e di malavoglia, preferendo concentrarsi su improbabili bombe di mercato internazionale, sulla caccia a presunti assi stranieri di discutibile valore, sulla inaccettabile massima secondo cui "se un italiano è bravo, il posto in squadra lo trova comunque", a voler indicare che negli ultimi anni i ragazzi di casa nostra erano tutti degli scarsoni, e invece si è quasi bruciata una generazione di piedi buoni, per andare dietro alla fregola esterofila. 
Diffido, dunque, perché chi si esalta così di punto in bianco avrà poi altrettanta facilità a scendere dal carro, qualora le cose non dovessero volgere subito al bello. Coi ragazzi in verde età ci vuole pazienza, qui lo si è sempre detto; prima di costruire una squadra bella, giovane e vincente occorre tempo, e Ventura non ne ha poi molto. Intanto ci sono una qualificazione mondiale ancora in alto mare, un non piccolo gap con la Spagna da colmare (creatosi proprio nella partita di andata con gli iberici, per una gestione discutibile del match sul piano tattico e della scelta degli uomini) e un'Albania competitiva da battere questa sera, senza se e senza ma. Auguri. 

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